Escursione del 29 dicembre 2024
In questa nuova escursione, il valore è nel respiro profondo, nel panorama che si svela e nella sensazione di appartenenza a qualcosa di più grande. E questa bellezza che riempie l’anima è sempre gratuita, alla portata di tutti, basta saperla cercare.
Proprio come in quel detto: nella vita le cose migliori sono gratis!
Dalla base al sentiero del Monte Santa Croce
Sono le 22.58 di sabato 28 dicembre 2024. Sono a casa seduto al pc e sto mettendo a punto il percorso che ho deciso di affrontare domattina: da Formicola al Monte Santa Croce (580 m.). Per domani previsti cielo sereno e temperatura fresca. Dalla mappa noto che il profilo altimetrico diventa più critico del solito in corrispondenza del tratto che sale alla vetta.
Undici del mattino del 29 dicembre. Pedalo da circa mezz’ora: dopo aver superato il centro di Piana di Monte Verna, proseguo per risalire la provinciale n. 65 verso la frazione di Villa Santa Croce. La salita si snoda in una serie di curve, costeggiate dalla vegetazione, e man mano procede verso l’abitato rispettando una pendenza piuttosto moderata. Dopo circa 6 km giugno al bivio collocato alla periferia est del paese: a sinistra la strada che conduce al cimitero di Villa (località Cornieri), punto che consente il collegamento sia con il Monte Santa Croce, sia con gli altri monti collocati più a ovest della struttura (monti Caruso, Forca, Cognolo, Pizzola). Continuando dritto invece si raggiunge l’abitato: sono già passato di qui pochi mesi fa, leggi qui l’escursione del 06/10/2024 – Formicola – Villa Santa Croce – Caiazzo – Piana di Monte Verna.
Salendo per la strada secondaria a sinistra si incontra una prima curva a gomito e più avanti si arriva ad un secondo bivio: a sinistra l’attacco sentiero (sterrata) che sale alla montagna per il versante nord, mentre proseguendo dritto si giunge al cimitero, dove vi è la possibilità di arrampicarsi anche dal lato ovest della cima. Si tratta infatti di un percorso ad anello del monte, caratterizzato da forti pendenze data l’immediata elevazione.
Quando ho pianificato il percorso ho scelto la prima strada. Dopo pochi metri si svolta a destra, dove si incontra un rifugio di montagna. Superata la capanna per diversi metri la pendenza rimane costante, ma ancora per poco. Infatti da lontano si scorge la ripida salita collocata nel bosco caratterizzata da fondo bagnato, presenza di fogliame scivoloso e rocce.


La pendenza gradualmente arriva al 25 % (per ogni 4 metri percorsi in orizzontale si guadagna 1 metro in altezza): queste condizioni mi costringono al portage della bici mediante spinta a mano. Qui una nota più che positiva va per la mia e-MTB, dotata di funzione “WALK”, ovvero di camminata assistita, che mi ha agevolato nella spinta dei 25 Kg in questo tratto di 100 metri e più!
Ammetto che questa è stata la fase più dura di questo viaggio. La costrizione a scendere dalla bici, le condizioni del terreno che mi impedivano di mantenere una traiettoria costante, il punto di uscita non visibile e ogni volta i pochi metri guadagnati mi hanno scoraggiato più volte. Complice, il silenzio intorno a me, rotto solo dai miei respiri affannosi, ha reso l’esperienza ancora più intensa.
La vetta
Al termine della salita, il bosco fitto che mi aveva in pancia con i suoi alberi ombrosi e il terreno scivoloso ha ceduto il passo a uno spazio vasto e libero. Il sole, che fino a quel momento sembrava un lontano ricordo, è ritornato con tutta la sua forza. Il terreno della vetta del Monte Santa Croce è più stabile, formato da un prato asciutto misto a rocce sparse qua e là. Il passaggio al lato regala un primo scorcio suggestivo lungo il versante ovest.
Prima di voltare lo sguardo alla vallata sottostante ho cercato un punto stabile dove poter fermare la mountain bike. Successivamente mi sono affacciato dalla cima, verso sud, osservando l’estensione della valle del Volturno e alzando gradualmente la vista fino ad incrociare l’orizzonte.
In un’atmosfera di assoluta quiete il silenzio stavolta è stato interrotto solo dalle auto in gara del non molto lontano Circuito Internazionale del Volturno.
Panorami infiniti
Il panorama si presenta abbastanza chiaro nella parte della valle antistante. Di fronte a me, i monti Tifatini, tra cui il Gagliola a cui ho fatto visita nel 2024 – leggi qui l’escursione del 13/04/2024 – Il Monte Gagliola – Sentiero del Mirto.
Invece la fetta di paesaggio più distante da questi ultimi stamane è avvolta da un manto di foschia: i Monti del Partenio, i Monti Lattari, Vesuvio, Capri, Ischia e la linea di costa del Tirreno risultano poco visibili.
Camminando intorno alla superficie a tratti sfalsata della vetta ho potuto ottenere più punti panoramici.
Con sguardo a destra rispetto alla mia posizione, guardando quindi a sud-ovest, si trova il vicinissimo Monte Caruso, sul cui fianco è ben visibile la mulattiera che si sviluppa tra le montagne, attraversandone più di una, con viste mozzafiato. Questo tragitto, a prima vista, è già obiettivo delle prossime uscite.


Guardando ora verso est si ha un’ampia veduta sulle colline del caiatino e sulla valle telesina. In secondo piano sono ben visibili le vette del Taburno-Camposauro. Spostandomi verso il nord della cima si possono osservare i monti del Matese innevati. Per completare il giro, a nord-ovest il Monte Friento e lungo la traiettoria si staglia netto lo sperone roccioso su cui è adagiato il borgo Sasso. Un dettaglio davvero spettacolare!


Sulla vetta vi sono i ruderi dell’abbazia benedettina che risale al IX secolo, un luogo intriso di storia che ha reso l’escursione ancor più suggestiva.



Il ritorno
Trascorsa una mezz’ora dall’arrivo, la permanenza ai quasi 600 m. di altitudine inizia ad essere molto piacevole, merito del tepore dei raggi del sole che quassù sembrano più vicini e intensi. Sono le 12.15 e inizio a prepararmi per scendere, sorseggiando del miele che mi restituisce un po’ delle energie andate perdute. Stavolta percorrerò la ripida discesa sul brullo versante ovest che si affaccia sul cimitero di Villa. Secondo alcune mappe, per gli escursionisti è previsto un percorso a zig-zag tale da smorzare la pendenza che si aggira sempre intorno al 25%. Io invece ho preferito scendere lentamente tra le pietre tagliando dritto, fino a raggiungere la staccionata che protegge dalla scarpata.
Una volta “tornato sulla terra” controllo che la bici sia a posto e posiziono la mia Go Pro per riprendere la discesa lungo la provinciale che mi riporterà a Piana di Monte Verna.
Prima di imboccare la strada di casa cedo alla tentazione gastronomica: raggiungo il caseificio nelle vicinanze per godermi dei particolari taralli al formaggio ripieni di mandorle! Questo mentre guardo il monte da cui provengo, che adesso da quaggiù sembra quasi irraggiungibile… penso che lassù, anche solo per un po’, il vento ha portato via i pensieri e lasciato spazio a qualcosa di più grande che porterò con me come fonte di ispirazione per il futuro!

