In un pomeriggio d’inverno qualsiasi, approfittando di una giornata di sole, mi sposto di poco per poter beneficiare del tramonto da una vista spettacolare.
Lungo la strada che conduce a Croce, il paesaggio bucolico e tranquillo convince qualche animale del bosco a scendere verso la strada. Un rapido sguardo all’eremo del Monte Maggiore: due rapaci, simili a falchi, volteggiano in aria, disegnando traiettorie che abbracciano il massiccio.
Ancora niente tracce dello scoiattolo nero che avevo avvistato tempo fa nei pressi del Santuario di Formicola. Inoltre, per fortuna, nessun cinghiale in strada.
Proseguendo lungo la salita, scendo dalla sella per un breve tratto di portage. Mi volto verso sud-est e, dai quasi 500 metri di altitudine, si nota, accanto ai monti trebulani e tifatini, in lontananza il Parco Eolico sul Monte Longano di Durazzano.
Giunto al borgo Croce, passo cautamente vicino al “posto di blocco” dei cani, ormai numerosi. Più avanti, scorgo in lontananza la sagoma di un animale, forse una volpe, che, accortosi della mia presenza, con veemenza abbandona il ciglio della strada tuffandosi nella montagna.
Superato il bivio con il sentiero che sale a Nocce, continuo lungo la provinciale, fino a soffermarmi sul primo tornante che, a ovest, affaccia su Rocchetta. Siamo quasi all’ora dorata e il giorno sfuma lentamente. Il resto si commenta da solo.


