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Formicola – Marciano Freddo – Prea

Escursione dell’ 8 giugno 2024

Treglia: stradina interna di collegamento con il sito archeologico Trebula Balliensis

Ogni volta che salgo sulla mia mountain bike e mi avventuro tra strade e sentieri, non si tratta solo di un’escursione. È un’opportunità per un viaggio che intreccia i ricordi e le esperienze della mia vita.

Tempo fa, da adolescenti, da Treglia ci si incamminava per raggiungere il lontano campo sportivo situato alla periferia del paese. Per evitare la più lunga e stancante strada provinciale, come alternativa percorrevamo a piedi la stradina, al tempo dissestata, di collegamento tra via Grottole e il campo. Ieri dopo tutti questi anni finalmente l’ho ripercorsa, “rivedendo” me ed i miei amici che ce ne torniamo a casa, al tramonto, a passo spedito prima che faccia buio, sudati e felici. È una sensazione che ancora oggi sento molto nitida. Uno dei ricordi più belli dell’adolescenza.

Il giro continua puntando verso Liberi, deviando quindi verso est, accarezzando i Monti Trebulani fino a salire a 450 m.

Le distese verdi presenti nei dintorni della Contrada Cerreta mi costringono ad arrestare la pedalata e a fermarmi. Nel silenzio più totale si notano ritagli marroni di appezzamenti di terreno adiacenti al verde forte e nitido su cui sono adagiate alcune balle di fieno. Le geometrie esatte del taglio dei campi che si incontrano in questa zona sono davvero piacevoli da osservare.

Prima di giungere in via Valli direzione Marciano Freddo, il punto raggiunto offre un panorama che abbraccia i confini tra Benevento e Caserta. Da sinistra il Monte Monaco di Gioia 1.332 m., sito nella Valle Telesina, con la catena di montagne che discendono dal Matese. Poi Monte Acero 736 m. e il massiccio del Parco Regionale del Taburno-Camposauro. Camposauro 1390 m. (a sx) Taburno 1394 m. (a dx).

Dopo lo scollinamento scendo al borgo di Marciano Freddo, trovando davanti a me paesaggi collinari che si tingono dei toni naturali più belli, in un orario in cui le ombre si allungano e il sole si ritira, donandomi un senso di pace e meraviglia.

In discesa verso Marciano Freddo: sguardo verso Sant’Agata de’ Goti.
Da sinistra, il Taburno – Camposauro. I paesi Ruviano, Caiazzo, Limatola e Dugenta

Percorrendo ancora il pendìo si presentano finalmente le prime case del borgo di Marciano Freddo. Da piccolo avevo sentito spesso nominare questo luogo dai miei nonni di Treglia, evidentemente per i legami storici dovuti ai collegamenti delle vie di Cubulteria e Trebula.

Negli ultimi anni luoghi come questo sono stati spesso soprannominati “borgo fantasma”, a indicare la poca popolazione rimasta. Personalmente non ritengo appropriato questo termine, perché in genere associato a una condizione di abbandono e degrado. Invece questo posto conserva storia, tradizioni e pace, risultando in uno di quei luoghi molto ricercati per queste virtù e, non a caso, si nasconde bene tra cerri ed olmi delle colline per preservare questa magia nel corso del tempo.

Finita la discesa giungo al bivio con la provinciale per iniziare il percorso di ritorno. Mi trovo quasi ai piedi del Monte Grande (Caiazzo).

Nella parte iniziale la strada, di larghezza ridotta, si presenta come una galleria verde disegnata dall’inclinazione degli alberi. Sono in pieno territorio collinare. Mi dirigo verso ovest, costeggiando un mare dorato di campi di grano le cui spighe, cariche e piegate dal peso dei chicchi, sono chine sotto gli ormai deboli raggi di sole. Giungo ora in località Attoli.

Località Attoli in Villa Santa Croce (Comune di Piana di Monte Verna)
Il borgo di Marciano Freddo

Procedendo, un paesaggio bucolico offre scorci di panorama a ridosso delle colline, dove incontro masserie con i soliti cani allarmati dal mio passaggio.

Dopo S. Maria Jesus, al crocevia devio verso la frazione Buonomini di Castel di Sasso. Più avanti, in località Arbusti, la cascata è “spenta”, e quindi significa che magari ci tornerò dopo le piogge, quando ci sarà più probabilità di poterla vedere in azione.

Ma questo disincanto fortunatamente svanisce quando nelle discese successive appare il borgo Sasso, che finalmente riesco a vedere dalla prospettiva che giustifica il nome che questo bel luogo porta. Anni fa, ai tempi dell’Underhand Group e delle feste al Ristorante del Sasso, la sera mi affacciavo dalla terrazza panoramica, godendomi lo scorcio sullo strapiombo e delle luci all’orizzonte, ma ignorando il posizionamento sullo sperone roccioso sul quale sorge.

Borgo Sasso
Borgo Sasso

Guardo l’orologio, sono quasi le 20, è ora di tornare alla base: anche oggi posso dire di aver attraversato quelli che sono, per me, i luoghi del ❤️.

Riepilogo attività Komoot

Video Relive

Ingegnere informatico, mountain biker e appassionato di dance anni '90

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